Cuba non ha bisogno di presentazioni ed è uno di quei paesi che lasciano il segno : per la bellezza delle sue spiagge; per le città dall’architettura coloniale, che conservano il fascino dei tempi andati; le coloratissime macchine d’epoca; la musica, che è davvero ovunque, ma soprattutto perché la gente, le cui origini si sono mischiate nel corso dei decenni, ha conservato le credenze e le tradizioni dei propri antenati, dando vita ad un mix culturale davvero interessante.
Noi ci siamo stati nel 2012, quando Fidel Castro era ancora in vita, ma era ormai Raul a governare il paese. Il tipo di viaggio che volevamo fare non era quello dei villaggi turistici. Ci piaceva l’idea di stare in mezzo alla gente e per questo abbiamo dormito quasi sempre nelle famose case particolari, ovvero i bed & breakfast cubani e ci siamo trovati benissimo. L’unica eccezione è stato il soggiorno sull’isola di Cayo Levisa, che è a tutti gli effetti un posto per turisti e di conseguenza offre solo la sistemazione in hotel.
All’Avana siamo stati all’inizio e poi di nuovo prima di partire. Mio marito aveva suggerito di fermarci un solo giorno e poi dirigerci verso “posti più tranquilli”, ma io adoro questa città, dove ero già stata qualche anno prima con un’amica e non volevo assolutamente passarci di sfuggita. L’idea di mio marito era legata alla preoccupazione che la capitale cubana fosse troppo inquinata e caotica per la nostra bambina, che ai tempi aveva due anni. Io ero sicura che non sarebbe stato un problema e i fatti hanno dimostrato che avevo ragione.
L’inquinamento c’è, soprattutto a causa delle vecchie auto americane, ma non ne circolano poi così tante e infondo noi eravamo solo di passaggio: i cubani respirano quell’aria ogni giorno. Per quanto riguarda il caos…non sarebbe potuta andare meglio! La nostra bimba era in una fase acuta di rifiuto del passeggino, allo stesso tempo non riusciva ancora a fare grandi tratti di strada a piedi e in Europa, dove tutto è più ordinato e tranquillo, ogni volta che la mettevamo nel passeggino erano strilla garantite. A Cuba, come per magia, ci siamo ritrovati con una bambina di nuovo allegra e sorridente, che seduta nell’odiato passeggino se ne stava tranquilla a guardarsi intorno. Perché di cose da vedere ( e da ascoltare) ce ne sono talmente tante che non ci si annoia mai! Nelle zone pedonali, come ad esempio all’Avana vecchia, la facevamo scendere e scorrazzare liberamente e per il resto siamo riusciti a girare per la città in lungo e in largo senza che ci fosse la minima protesta da parte sua.
Havana Vieja, patrimonio dell’umanità, è una festa di colori, dove gli edifici, tutti ristrutturati ( in contrapposizione con il resto della città) sono meraviglie architettoniche del periodo coloniale. All’Avana però si possono ammirare anche altri stili architettonici, come il gotico di alcune chiese, e l’Art decò, degli anni venti del secolo scorso, di cui l’esempio più rappresentativo è il bellissimo Palazzo Bacardi.
Il Paseo del Prado (Paseo Martí in un tratto) un viale alberato che ricorda po’ le Ramblas di Barcellona, divide Avana vecchia da Avana centro, una parte spesso trascurata dai turisti, ma che è a suo modo bella perché è dove vive la gente comune, il quartiere con la più alta concentrazione di abitanti : ci sono bambini che giocano in strada, anziani alle finestre o seduti a chiacchierare davanti casa, botteghe artigiane, officine meccaniche, parrucchieri, sarti….insomma, se Havana vieja è la bellezza preservata di un passato che non c’è più, che esiste solo come sogno nostalgico, l’Avana centro è invece la vera Avana, cuore pulsante della città, ricco di colore, di voci, vivace e accogliente nella sua normalità. Questa è anche l’Avana in rovina e fa impressione vedere le case che cadono a pezzi, alcune delle quali, conservano ancora dettagli, salvati miracolosamente dal tempo, a testimonianza dell’antico splendore. All’arrivo si rimane sconvolti perché non ci si aspetta niente del genere ed è anche un modo per vedere il Comunismo da vicino, spogliato dagli ideali, vederlo per quello che è, e vedere i suoi resti…letteralmente! Certo, Cuba rimane un esempio di socialismo che per molti versi ha funzionato in tutti questi anni, con l’educazione di ottimo livello gratis per tutti e il cibo razionato, quindi nessuno che fa la fame, ottimi ospedali ecc. Ed è anche un paese molto sicuro, soprattutto se paragonato ai vicini del centro e sud America, ma parlando con la gente del posto, è comunque palese una certa insoddisfazione e un desiderio di libertà, di poter viaggiare e accedere al mondo in cui viviamo noi, quello del consumismo e della globalizzazione. Ma in realtà da quando c’è Raul Castro al potere, già molto è cambiato e anche Cuba lentamente si sta avviando in quella direzione.
Il lungomare dell’Avana, El Malecón, è un luogo che sa di passato ed è allo stesso tempo attuale, perché è un posto a cui gli abitanti dell’Avana sono molto legati e quello dove vengono un po’ tutti. Al tramonto dà il meglio di sé e si riempie di coppie di innamorati che guardano il mare, giovani che corrono, vecchietti a passeggio, famiglie, pescatori, musicisti da strada e turisti in vacanza. Sul Malecón si affacciano le abitazioni dai colori ormai sbiaditi, che negli anni quaranta e cinquanta del secolo scorso, accolsero i ricchi americani degli anni ruggenti, i gangster che fecero di Cuba il bordello dei Caraibi del periodo pre-rivoluzione. Si pensa anche a questo passeggiando sul lungomare, perché a Cuba c’è una continua sovrapposizione di presente e passato. Ed è forse proprio questo a rendere il paese così speciale.